Indagine svizzera sulla sicurezza dei treni merci

Vi segnalo questo articolo di Informare che riporta le conclusioni di un'indagine condotta dall'Ufficio Federale dei Trasporti della Confederazione Elvetica, che ha avuto per oggetto le condizioni di sicurezza dei treni merci ed in particolare le modalità di sistemazione dei carichi.

Ecco il link:

Per chi fosse interessato qui potete consultare il comunicato stampa ufficiale:

Buona lettura!

Come evitare la "container damage surcharge"

Come sappiamo, nel traffico containerizzato, l’unità nella quale verranno caricate le merci da spedire viene messa a disposizione dello shipper (di regola lo spedizioniere o comunque il soggetto mittente) alcuni giorni prima del’arrivo della nave.

Sarà quindi compito dello spedizioniere (nell’opzione merchant haulage) curare il ritiro del container vuoto, posizionarlo al carico presso lo stabilimento del mittente e ri-consegnarlo (pieno) al terminal portuale d’imbarco.

Nel caso di un’importazione sarà invece il ricevitore (anche in questo generalmente uno spedizioniere) a disporre il ritiro del container preso il terminal di sbarco, il posizionamento presso il magazzino di chi materialmente deve entrare in possesso della merce e la riconsegna del vuoto al deposito convenzionato con la linea marittima.

Durante queste fasi il container sarà sotto la responsabilità dello shipper che sarà tenuto a rispondere di eventuali danni riportati con la conseguenza che eventuali spese di riparazione gli saranno generalmente addebitate.

Per quanto tale ragionamento non faccia, in teoria, una piega nella pratica può capitare che una azienda si veda addebitati degli extra costi dovuti ad asseriti danni occorsi o a spese di pulizia del contenitore, una vera e propria “surcharge” di cui viene lamentata l’iniquità.

Addirittura alcuni soggetti direttamente coinvolti vedono in questo tipo di pratica una sorta di guadagno extra per le compagnie a scapito di quelle aziende che magari sono meno pronte a “difendersi” da simili reclami.

Per avere un’idea l’importo di tali addebiti generalmente è ricompreso (parlando di un container box da 20’) nell’ordine d alcune centinaia di Euro.

Precisando che tale pratica messa in atto ai danni degli shipper viene segnalata soprattutto sul mercato asiatico ed in Sud Africa cerchiamo comunque di saperne di più.

Non si può negare che i container siano soggetti a stress fortissimi durante le fasi del trasporto non solo durante la tratta marittima ma anche e soprattutto durante le movimentazioni presso i terminal e nei trasferimenti terrestri; il danneggiamento del contenitore non è quindi un evento inconsueto.

E però altrettanto chiaro che tali danni debbano però essere addebitati ai soggetti effettivamente responsabili.

Mentre nei casi più macroscopici è relativamente agevole individuare chi materialmente ha causato un danno, le ammaccature o altre deformazioni di minore entità, magari non contestate in precedenza, rischiano di essere addebitate all’ultimo utilizzatore del container che ne risponderà come se l’avesse ricevuto in perfette condizioni.

Vediamo allora come difendersi da un ipotetico addebito di questo tipo:

Alla presa in consegna / arrivo di un container:
- ispezionare le condizioni esterne del container provvedendo poi a fotografare lo stato dell’unità al momento della presa in consegna. Fate in modo che nelle foto sia ben visibile il numero identificativo. Per quanto banale nella pratica quasi nessun operatore effettua tale pratica operazione;
- apporre sui documenti della spedizione (lettera di vettura, equipment interchange receipt, ecc. ecc.) le opportune riserve e annotazioni sui danni riscontrati sul container;
- comunicare all’agente marittimo eventuali danni riscontrati sul container a mezzo fax indicando chiaramente tipologia ed estensione del danno; sarebbe poi opportuno far seguire un’e-mail con le foto allegate;

In caso di addebito:
- nominare un proprio perito di fiducia che verifichi la corrispondenza tra l’addebito ricevuto e i danni presenti sul container effettuando nel caso una perizia dell’unità presso il deposito in contraddittorio con il perito della compagnia di navigazione;

Per maggiore tutela:
- stipulare un’apposita ed adeguata copertura assicurativa per gli eventuali danni ai container o in genere agli equipment (sul mercato italiano esiste un apposito capitolato dedicato ai Container dell’ANIA).

Tra i documenti presenti sul mio account di slideshare trovate un apposito form per indicare/comunicare i danni rilevati su un container che può essere usato indifferentemente da qualunque soggetto coinvolto nel trasporto container, sarà sufficiente riportarlo sulla propria carta intestata.

Take care: Cargo care!

7 passi per ispezionare un Container

Voglio segnalarvi questo interessantissimo video ove viene descritta una procedura d'ispezione per i container.

Si tratta di semplici ma efficaci  7 passaggi per verificare se il container, che abbiamo di fronte, sia stato o stia per essere utilizzato per finalità illegali quali: terrorismo, traffici illeciti ecc. ecc.

Vale la pena ricordare che solamente la prevenzione e la conoscenza sono armi efficaci per proteggere la ns.sicurezza e quella dei traffci marittimi.

Buona visione!  

Consigli per le operazioni di carico sulle navi RO-RO

Il crescente incremento dei traffici marittimi a mezzo di navi traghetto o RO-RO, conosciuto anche con il termine Autostrade del Mare, ha interessato notevolmente il settore dei trasporti negli ultimi anni.

Anche grazie all’incentivo offerto dal Ministero dei Trasporti, il cd. Ecobonus, sempre più imprese di autotrasporto hanno, infatti, scoperto le potenzialità di tale tipo di servizio marittimo.


I vantaggi operativi caratteristici dell’impiego delle navi RO-RO possono sintetizzarsi in:
- velocità operazioni di carico-scarico dei mezzi trasportati,
- rapido deflusso delle unità di carico dai porti,
- ampia tipologia di carichi trasportabili: automobili, rimorchi, semirimorchi, merce
disposta su trailer MAFI, ecc.

Vediamo allora di conoscere, più nel dettaglio, questo tipo di traffico esaminando le modalità di caricazione e rizzaggio dei mezzi imbarcati.

Preliminarmente dobbiamo tristemente rilevare che considerando la totalità dei sinistri marittimi che riguardano le navi RO-RO una percentuale compresa tra il 40%-50% può essere attribuita ad un errato stivaggio o all'inadeguatezza insufficienza del rizzaggio dei mezzi caricati a bordo.

L’utilizzo di una nave RO-RO presenta profili di rischio caratteristici che devono essere valutati e considerati al fine di garantire condizioni di sicurezza ottimali sia per il carico sia per le persone che si troveranno a operare a bordo.

Risulta fondamentale l’analisi delle procedure/modalità di carico e rizzaggio non solo dei mezzi a bordo della nave ma anche, ovviamente, della merce all’interno dei singoli veicoli.

Un semirimorchio che presenta un errato stivaggio / ancoraggio del carico interno può costituire, infatti, un serio pericolo sia per gli altri mezzi presenti nel garage sia per la nave ed il suo equipaggio.

Non dimentichiamo che il Comandante della Nave qualora ritenga che il carico all'interno di un mezzo di trasporto non sia stivato correttamente e/o che il mezzo non sia adatto al trasporto marittimo potrà insindacabilmente negarne l'imbarco.

Per ragioni di spazio non tratteremo in questo post la caricazione e la sistemazione del carico a bordo dei mezzi stradali ma valuteremo i principali punti di criticità che presenta il loro stivaggio su una nave RO-RO.

1. Stivaggio a bordo: le prime difficoltà si presentano all'autista del mezzo durante la fase di imbarco del veicolo per posizionarlo in garage alla giusta distanza dagli altri mezzi.

2. Varietà dei mezzi trasportabili: una nave RO-RO imbarca e trasporta diversi tipi di veicoli dalle piccole auto ai semirimorchi da 30 tonnellate ed in alcuni casi anche carichi eccezionali di diverse centinaia di tonnellate.

3. Caratteristiche strutturali dei carichi e destinazione d'uso: i semirimorchi che sono trasportati sulle navi non sempre sono destinati a tale specifico traffico. Questo fa sì che non sempre l'operatore “di terra” sia conscio delle forze che agiscono sulla nave e sul carico e delle conseguenti esigenze. Un altro pericolo deriva dai movimenti della nave durante la navigazione che può comportare, a causa del gioco delle sospensioni del mezzo, l'allentamento del rizzaggio.

4. Rizzaggio/sistemazione del carico all'interno del mezzo trasportato: semirimorchi, casse mobili ecc. sono molto spesso chiusi con dei sigilli (per motivi di integrità della spedizione o doganali) ciò può comportare difficoltà nel verificare se il carico all’interno è stivato adeguatamente ed in sicurezza.

5. La mancanza di paratie trasversali all’interno dei garage della nave fa sì che se un semirimorchio si rovescia può arrecare danni agli altri mezzi caricati nelle immediate vicinanze. Gli stessi quando urtati possono a loro volta spostarsi e danneggiarsi. Ricordiamo poi che ogni spostamento di pesi a bordo può causare una diminuzione di stabilità alla nave.

6. Difficoltà nel predisporre un piano di carico ottimale: il personale di bordo addetto alla caricazione può non conoscere per tempo i dati relativi al carico (lunghezza del mezzo, natura del carico, peso, ecc.).

7. Stabilità e periodo di oscillazione: i camion e gli articolati che transitano su strada tendono, quando sono carichi, ad avere un centro di gravità molto alto. Il carico disposto sul trailer può essere stabile ma non è detto che l’insieme sia stabile anche sul ponte della nave. Le navi traghetto hanno un basso centro di gravità e di conseguenza un rollio breve, ad esempio di 7 secondi, ciò può causare delle pericolose sollecitazioni alle rizze che tengono fermi i mezzi.

Dopo aver preso coscienza delle problematiche che ci possiamo trovare ad affrontare valutiamo che misure dobbiamo adottare per una caricazione ed un rizzaggio dei mezzi a regola d’arte?

Per prima cosa occorre tenere in considerazione che ogni nave ha un proprio manuale (dalle competenti autorità marittime e dal registro di classificazione) circa le modalità di sistemazione e rizzaggio del carico ed i dispositivi da utilizzarsi durante le operazioni di nostro interesse.

Come sappiamo, il ponte è di questo tipo di nave è predisposto con vari dispositivi di ancoraggio disposti in senso longitudinale quali: catene con maglie senza travertino, fori a croce, tondini di ferro sagomati ed infine le zampe di elefante o margherite saldate al pavimento del garage.

Proprio tale caratteristica delle strutture del ponte caratterizza le operazioni di rizzaggio dei carichi all’interno della “stiva” garage.

Secondo quando previsto dalle normative tecniche IMO ogni punto di fissaggio sul ponte deve essere in grado di resistere a una forza di 100 kN (circa 10.197,162 kg)

Il materiale utilizzato per assicurare i mezzi al ponte del garage sarà costituito da:
- cavetti in acciaio,
- cinghie in fibra sintetica,
- catene, ganci e tornichetti.

Non dimentichiamo che a bordo della nave potranno a seconda delle circostanze anche essere presenti trattori per movimentare i rotabili e alcuni fork-lift.

Saranno inoltre a disposizione un congruo numero di Cavalletti: degli appositi sostegni in metallo, atti a sopportare il peso di diverse tonnellate, da posizionarsi in aggiunta o in alternativa alle “zampe” dei semirimorchi.

Vale la pena di ricordare che il normale uso delle zampe è quello di far stazionare un semirimorchio in condizioni statiche e soprattutto su un piano orizzontale; durante la navigazione i piedini d’appoggio sono costretti a sopportare sforzi maggiori ad esempio durante il beccheggio della nave.

Senza l’uso dei cavalletti i piedini si potrebbero spezzare ed semirimorchi si ribalterebbero.

Infine saranno a disposizione tacchi e cunei di gomma (ma anche in ferro o legno) che permettono di bloccare le ruote di un rotabile.

Vediamo adesso le raccomandazioni da seguire valide per tutti i soggetti coinvolti in questo tipo di traffico:

Problema: effettivo inserimento della marcia e del corretto azionamento del freno di stazionamento sia del trattore sia del semirimorchio.
Soluzione: i marittimi addetti alle operazioni di imbarco devono richiedere conferma in tal senso agli autisti dei mezzi caricati a bordo prima che questi scendano dal veicolo.

Problema: adeguatezza dei punti di fissaggio sui mezzi che effettuano con continuità tratte marittime a bordo di traghetti.
Soluzione: Verificare che gli anelli di fissaggio siano in linea con gli standard I.S.O. e I.M.O.; secondo le normative IMO dovrebbero essere presenti almeno 4 punti di fissaggio su ogni lato del mezzo



Problema: impossibilità oggettiva della verifica delle condizioni di rizzaggio di ogni mezzo, da parte di un ufficiale addetto al carico, prima della partenza della nave.
Soluzione: considerando i tempi effettivi di permanenza in porto si consiglia di optare per un controllo a campione approfondito verificando:
- peso effettivo (merce più tara) dei materiali rotabili
- stato generale del mezzo,
- stato della fanaleria,
- stato dei pneumatici,
- perpendicolarità e assetto del mezzo,
- condizioni della merce caricata a bordo,
- esame della documentazione accompagnante la merce (eventuali certificati pesatura, scheda trasporto, certificati pulizia cisterne ecc.).

Problema: righe e/o danni ad automobili o veicoli commerciali nuovi durante l’imbarco/sbarco.
Soluzione: Verificare che i rizzatori non facciano strisciare contro le carrozzerie parti metalliche di rizze, attrezzi, cerniere delle tute ecc.



Problema: sistemazione di un veicolo in senso traversale.
Soluzione: è una scelta da evitare in linea di principio, qualora fosse necessario utilizzare almeno due o tre rizze supplementari nonché cunei sotto tutte le ruote.

Problema: caricazione di mezzi pesanti cingolato con ponte nave non dotato di lamiere striate.
Soluzione: impiegare idoneo materiale di fardaggio costituito da tavole in legno di adeguato spessore per evitare lo slittamento dei cingoli dovuto allo scarso attrito (metallo-metallo).

Riportiamo infine questa tabella riguardo al numero minimo di punti di ancoraggio che devono essere presenti sui mezzi:

Massa Lorda Veicolo in tonnellate (MLV)
Numero minimo punti fissaggio su ogni lato del veicolo
Capacità di ogni punto di fissaggio (kN)

3,5 t = MLV = 20 t
20 t < MLV = 30 t
30 t < MLV = 40 t

2

3
4

MLV x 10 x 1,2
n

dove n è il numero di punti di fissaggio

In caso di dubbio circa le modalità di sistemazione e/o rizzaggio andrà comunque fatto riferimento sia al manuale della nave (Cargo Securing Manual) sia al CSS code dell'I.M.O.

Conclusione: solo lo scrupoloso rispetto delle procedure, la loro conoscenza, l’utilizzo di materiali idonei ed in perfette condizioni e tanto buon senso possono garantire l’integrità delle merci e dei mezzi ma ancora prima la nostra sicurezza e quella degli altri.

Take care: Cargo care!

Per approfondire le tematiche affrontate vi invito alla lettura di:
- Code of Safe Practice or Cargo Stowage and Securing (CSS Code) ed. 2011, pubblicato dall’I.M.O.,
- “La nave traghetto”, di Giuseppe Serpe, edito da Bozzi Editore Genova, prima ed. 1986

A cosa serve il numero IMO?


Vi sarà capitato di notare che sullo specchio di poppa di una nave oltre al nome della stessa ed al compartimento maritimo è riportato una sigla di identificazione composta dalle tre lettere “IMO” seguite da sette cifre.

Si tratta dal numero IMO che viene attribuito ad ogni ave dal Lloyd Register - Fairplay al momento della costruzione.

Viene attribuito a tutte le navi dotate di impianto propulsivo di stazza lorda superiore a 100 tonnellate.

Lo scopo del numero di identificazione è quello di favorire il riconoscimento di un'unità e non cambierà mai durante la vita della nave; al contrario potrà cambiare il nome (superstizione a parte!), il registro di classificazione o la bandiera.

All’assegnazione del numero IMO fanno eccezione:
- pescherecci,
- navi non dotate di impianti di propulsione meccanica,
- imbarcazioni da diporto,
- navi adibite a servi speciali es.: navi fanale,
- chiatte,
- hovercraft,
- bacini, moli galleggianti ecc.,
- Navi da guerra,
- Navi in legno.

Un numero di identificazione non potrà mai essere riutilizzato per una nuova costruzione.

La veridicità di un numero IMO può essere verificata attraverso un semplice calcolo:

Prediamo l’ultima cifra a destra questa è il check digit ossia il numero che dovremo ottenere alla fine del calcolo di verifica.

Moltiplichiamo ognuno dei sei numeri che precedono il check digit per la sua posizione (da sinistra) e sommiamo il tutto, l’ultimo numero di tale somma dovrà essere uguale il ns. check digit.

Esempio:


IMO no.
9147710




9
7
63
1
6
6
4
5
20
7
4
28
7
3
21
1
2
2





140






Di nuovo:


IMO no.
7713371




7
7
49
7
6
42
1
5
5
3
4
12
3
3
9
7
2
14





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Vi sono diverse finalità per cui l’IMO ha reso obbligatorio il numero identificativo:
- sicurezza della navigazione,
- prevenzione inquinamento marino,
- prevenzione truffe marittime.

Il numero di identificazione IMO è riportato sia sullo scafo sia sulle sovrastrutture, nelle navi porta passeggeri può anche essere indicato anche su una superficie orizzontale in modo che possa essere letto anche dall’alto ad esempio da un aereo o da un elicottero di soccorso.

Se volete richiedere informazioni su una nave specifica partendo dal numero identificativo IMO potete fare richiesta direttamente a IHS fairplay, che gestiste il servizio per conto dell'IMO, al seguente link
http://www.imonumbers.lrfairplay.com/